domenica 4 gennaio 2015

Natale #10 [Italia]

Buon anno nuovo, pagemasters! Ed eccoci arrivati all'ultimo appuntamento, come avrete notato con un leggerissimo ritardo sulla tabella di marcia, siccome questo era previsto per il giorno della Vigilia. Doveva essere una cosa romantica, stile "L'Italia come ultimo paese ma non ultimo, perché proprio in questo giorno di prefesteggiamenti lo sentiamo più vicino blablabla", ma è un discorso che, ovviamente, oggi non posso fare. Quindi veniamo al dunque: quali tradizioni contraddistinguono il nostro Bel Paese?

Intanto, per prima cosa, devo precisare che ogni regione italiana ha le proprie tradizioni natalizie, molte delle quali sono a me sconosciute. Ho fatto qualche ricerca ma, quando ho visto che del Natale ligure era azzeccato solo il pandolce, ho capito che non potrò mai avere informazioni attendibili, ma ci proviamo lo stesso.
Sebbene negli ultimi tempi il Natale per le strade inizi già verso fine novembre, con vetrine allestite, luminarie e articoli natalizi ovunque, la tradizione vuole che sia il giorno dell'Immacolata, ovvero l'8 dicembre, a dare inizio alle danze. In questo giorno vengono recuperati gli addobbi polverosi dalle cantine, decorato l'albero (che qui non ci schifiamo: va bene anche di plastica) e sistemato il presepe. Però l'8 dicembre Gesù non è ancora nato, quindi lo mettiamo da parte per aggiungerlo il 25, oppure viene sistemato nella capanna ma coperto dall'ovatta fino al giorno della sua nascita. Siamo precisini.
Maria, Giuseppe e Gesù Bambino
nel presepe vivente
Merita particolare attenzione il presepe napoletano, nel quale figurano anche i personaggi celebri del momento, che vanno dai calciatori ai politici, ed esiste persino una via intera dedicata al presepe. Ah, se vi eravate scandalizzati col caganer spagnolo, sappiate che nel presepe napoletano c'è anche la meretrice, messa in contrapposizione alla Vergine. L'umanità non smette mai di stupirmi.
Una tradizione tutta italiana, invece, presente dal Nord al Sud, è quella del presepe vivente, ovvero persone che si travestono da personaggi del presepe e rievocano la nascità di Gesù (no, non letteralmente) e l'avvento dei Re Magi.

San Nicola
Per quanto riguarda la distribuzione dei regali, abbiamo diversi portatori: il Babbo Natale nazionale, che all'occorrenza viene sostituito da Gesù Bambino in alcune zone dell'Italia, poi San Nicola, Santa Lucia e la Befana. Ho cercato di fare un sondaggio chiedendo ad amici e parenti sparsi per tutta Italia, vediamo cos'è venuto fuori:
Santa Lucia
Il 6 dicembre, nella zona di Bari (non so se vale per tutta la Puglia, ma pare comunque che valga anche per alcune zone del Nord) San Nicola porta dolci e regali ai bambini, mentre il giorno di Natale vero e proprio viene celebrato l'aspetto religioso della festa. Nell'Italia settentrionale (circa), di cui ho notizie certe solo di Emilia e Friuli, è Santa Lucia il 13 dicembre. Ovviamente, entrambi i santi hanno il loro personale livello di inquietudine, infatti filastrocche e credenze popolari pensano che se non si festeggia San Nicola, questo taglierà la testa ai bambini, mentre Santa Lucia si limiterà ad accecarli con la cenere se non vanno a dormire la vigilia del 13. Aiuto. Ma proseguiamo. 
Babbo Natale by Coca-Cola.
Per quanto riguarda il resto d'Italia, credo che Gesù Bambino portasse i doni prima che Babbo Natale diventasse famoso. Oggi, probabilmente anche influenzati dai miliardi di film americani sul Natale (e dalla Coca-Cola), in gran parte dell'Italia è il nonno panzone vestito di rosso che scende dal camino (dai pochi camini che ho visto in Italia nella mia vita non passerebbe neanche il piede di Babbo Natale) nella notte tra il 24 e il 25, e lascia i regali sotto l'albero ai bambini che si sono comportati bene. E anche a quelli che non si sono comportati bene, lo dimostra il fatto che da me Babbo Natale è sempre passato. E vi dirò di più, ero così faiga che non ero io a scrivere la letterina, ma era lui che scriveva a me, e mi telefonava pure! Lo so, i miei genitori sono adorabili.

Pearà veronese
Ma passiamo alle cose importanti: il cibo. Al Sud, il momento in cui ci si riunisce è la sera della Vigilia col cenone, mentre al Nord è il pranzo del 25. Ho cercato piatti tipici del Sud e del Nord, per riunire le zone in due grandi gruppi, ma non esiste niente del genere. Non esistono grandi gruppi, esistono le regioni, ma più precisamene esistono le città, perché non crederete mica che i piatti di Palermo siano gli stessi di Catania, siete pazzi? Quindi cerchiamo di andare in ordine: generalmente il cenone della Vigilia è a base di pesce, ma è una regola che non sta scritta da nessuna parte, come non sta scritto che il pranzo di Natale debba essere a base di carne. Quindi, tra i piatti tipici, dalla Valle d'Aosta alla Sicilia, troviamo il capitone, un anguillone che può essere preparato al forno, in umido o marinato. Poi baccalà, cappone, agnolotti, maccheroni (di vari tipi, forme e dimensioni, non pensate che siano tutti uguali), bollito misto con salse, frattaglie cucinate nei modi più vari, per terminare con un'infinita quantità di dolci, dalla frutta secca ai biscotti al torrone ai diversi pandori, pandolci, panettoni, panforti, panpepati e panquellochevivieneinmente: noi ce lo abbiamo.
Però, ebbene sì, c'è un però, e per i più appassionati sarà un vero colpo: non ho trovato da nessuna parte un dolce con la stramaledetta monetina portafortuna dentro. Ce l'hanno ovunque, la monetina, la mandorla, la fava, la statuina, ma in Italia niente. Siamo delle persone tristi. (O almeno, io non l'ho trovato, se doveste avere notizie diverse fatemelo sapere :D)

Cotechino e lenticchie
Arriviamo quindi a Capodanno, in cui regna sovrano lo zampone o il cotechino con le lenticchie: mangiare le lenticchie porta fortuna e dicono soldi, ma probabilmente i vari passare sotto le scale e rompere specchi si ritorcono contro di me, perché finora soldi non se ne sono visti. In alcune regioni si usa "buttare le cose vecchie" fuori dalla finestra, quindi cercate di restare in casa se siete a Napoli o a Roma. Per la vostra incolumità. E infine, c'è il bacio sotto il vischio. Il mattino dopo è importante la prima persona che si incontra per strada: se è un vecchio o un gobbo porta fortuna, se è un bambino o un prete porta disgrazie. A casa mia la facciamo più semplice, se si vede una persona del sesso opposto porta fortuna, se è dello stesso sesso sarà un anno brutto.

E poi arriva l'Epifania che tutte le feste si porta via. In questo giorno aggiungiamo i Re Magi al presepe, che ovviamente arrivano il 6 gennaio, quindi non li mettiamo prima (o solo io faccio 'ste cose?), e la notte tra il 5 e il 6 abbiamo un altro portatore di regali: la Befana.

La befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
col cappello alla romana:
Viva viva la Befana!

No! Non è la versione sconcia, birichini.
La simpatica vecchietta ha origini varie, un po' dai romani, un po' dalla mitologia germanica, e tra queste c'è anche una storia praticamente identica a quella di Babuška. Cambia soltanto che la Befana, mentre gira per cercare Gesù, si ferma in tutte le case per portare i dolci ai bambini, sperando che uno di questi sia Gesù Bambino. Oggi, la Befana lascia la calza piena di caramelle, cioccolato e l'immancabile carbone, che è sempre presente, giusto per ricordare ai bambini che non si è mai perfetti. O solo io lo trovavo sempre? :D

Ho deciso di lasciarvi la ricetta del pandolce genovese, perché non è conosciuto in tutta Italia come il panettone milanese, e perché così vi lascio anche un po' di quella che è la tradizione della mia città.

Pandolce basso genovese
Ingredienti:
600 gr  di farina manitoba
300 gr di farina doppio 00
300 gr di burro
300 gr di zucchero
50 gr di miele
4 uova
1 bustina e mezza di lievito per dolci
1 cucchiaio di acqua di fiori d'arancio
1 pizzico di sale

500 gr di uvetta
100 gr di canditi (cedro e arancio)
60 gr di pinoli

Procedimento:
Mischiare le farine, lo zucchero e il lievito, aggiungere il miele, i fiori d'arancio, il sale, le uova e il burro a temperatura ambiente. Impastare energicamente per 10 minuti e incorporare. Quando l’impasto è omogeneo unire uvetta, pinoli e canditi e impastare fino a che non saranno distribuiti perfettamente. Formare due pani rotondi, schiacciarli leggermente e praticare un taglio a triangolo sulla superficie. Infornare a 160° e far cuocere più o meno per un’ora. La durata della cottura dipende molto dal forno. Sarebbe meglio metà cottura ventilato e metà statico, ma per le prime volte consiglio solo ventilato. Provare la cottura con lo stuzzicadenti, se esce asciutto ma non troppo è cotto. Non deve essere troppo cotto altrimenti viene duro e cambia gusto, né troppo crudo altrimenti è immangiabile.

Eccoci arrivati alla fine di questo viaggio natalizio in giro per il mondo. Grazie per essere stati con me, pagemasters, e alla prossima :D


Fonte ricetta: Pandolce genovese.

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